Questa è la storia di un uomo che nel 1854 cambiò le regole di navigazione fino all’epoca conosciute. Si chiamava Matthew Fontane Maury. Pubblicò proprio in quell’anno l’opera piú vasta e completa della storia navale americana, intitolata “The Physical Geography of the Sea”, ovvero Geografia fisica del mare. Si trattava di un manuale talmente innovativo da diventare un punto di riferimento per tutti i naviganti del XIX secolo. Il risultato di un lavoro di sintesi meticoloso e si può dire mirabolante per l’epoca. Egli fece la mappatura dei venti e delle correnti di tutto il globo, aprì nuove rotte sconosciute anche dai piú audaci capitani riducendo i tempi di percorrenza. Fu soprannominato l’Esploratore degli Oceani, ma in realtà non si è mai mosso dai sotterranei del dipartimento navale di Washington.
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Nato in Virginia nel 1806 Maury visse per molti anni nel Tennesse. Si arruolò da ragazzo presso la marina americana come guardiamarina. Fece un giro del mondo e per meriti raggiunse il grado di tenente. Era nel pieno della carriera quando durante una licenza, cadde nientemeno che dal tetto della diligenza che lo stava portando a casa e si ruppe una gamba. Da quel giorno rimase zoppo e non poté più navigare. Fu relegato ad un lavoro d’ufficio e nel 1842 venne trasferito all’Archivio del Dipartimento della Marina di Washington. Amante del mare e degli spazi aperti, Maury si ritrovò negli scantinati del dipartimento dove erano stati accatastati migliaia e migliaia di giornali di bordo. Il suo nuovo incarico aveva tutti i presupposti della classica occupazione tappa buchi.
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Dinnanzi a quella montagna di carte, lo sfortunato tenente Maury constatò che c’erano giornali di bordo, ma mappe nautiche, relazioni dettagliate di viaggio, dati preziosismi per qualsiasi capitano. Scoprì, leggendo le date poste in calce, che alcuni degli scritti risalivano addirittura alla nascita della Marina statunitense. Era semplicemente paradossale! Nessuno aveva probabilmente mai letto il contenuto, tutto giaceva abbandonato sotto la polvere. Maury comprese immediatamente che quella montagna di carta era una miniera. Iniziò a sfogliare via via ogni plico che gli capitava tra le mani, vi trovò annotazioni sulle condizioni del mare e quelle climatiche con indicate le rotte seguite. Non solo, dato che le relazioni di viaggio provenivano da ogni parte del mondo e per ogni rotta c’erano più resoconti di viaggio, capì che sarebbe stato possibile suddividerle e catalogarle. Questo significava scoprire quali erano le condizioni di navigazione su ogni mare in ognuno dei 365 giorni dell’anno. Uno studio immenso. Il tenente rimase negli scantinati e iniziò il lungo lavoro. Un prodigio della sintesi.
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Poco per volta le migliaia di relazioni furono ripulite, censite e catalogate, una ad una. A quel punto nulla avrebbe fermato il tenente Maury, solo lui aveva chiaro l’obiettivo dato che nessuno mai aveva concepito una tale idea. Convinse i suoi superiori che aveva bisogno di alcuni assistenti, non solo, ottenne anche l’autorizzazione ad inviare a tutti i comandati in navigazione, un formulario di cui egli stesso ne curò la stesura. Il formulario avrebbe riportato i risultati di specifici rilevamenti idrologici e meteorologici mai ritenuti necessari prima. Maury acquisiva personalmente le nuove informazioni raffrontandole con i dati ormai a sua disposizione: il gioco era fatto. Impiegò 10 anni per compilare le nuove carte nautiche tracciando rotte mai immaginate prima. La prima su cui Maury si soffermò era una delle piú battute negli scambi commerciali: dall’America nordorientale-Rio de Janeiro. E fece la prima sensazionale scoperta.
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Nel 1840 l’ostacolo principale sulla rotta di Rio era rappresentato dal promontorio sudamericano Capo Sao Roque. I velieri lo doppiavano impiegando moltissimo giorni. Il tenente Maury si accorse che quella rotta era sbagliata. Le navi impiegavano tutto quel tempo perché al largo del Capo s’imbattevano nella zona delle calme equatoriali, ovvero una calma piatta che durava anche anche settimane prima d’incrociare gli alisei favorevoli. Maury scoprì che “le fasce di calma si ergono in mare come le montagne sulla terra e al pari di queste hanno passi e gole”. Correlando tutti i dati che aveva immagazzinato, fu in grado di tracciare sulla carta i passaggi piú brevi, accorciando di parecchi giorni i tempi di percorrenza. Poi fece un’altra scoperta. Si preferiva doppiare il capo anziché navigare sotto-costa, per evitare una violenta corrente che spingeva le navi verso terra. Ma dai resoconti emerse che proprio vicino alla costa vi era una stretta fascia di mare dove i venti creavano una corrente favorevole. Terminata la nuova mappa, l’uomo dichiarò: questa è la giusta rotta per Rio!”
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Al principio nessuno si fidò del tenente Maury: come poteva un uomo da uno scantinato capire così bene il mare? Ma il coraggioso comandante Jackson fece da pioniere e sperimentò le nuove carte nautiche col risultato che impiegò 35 giorni in meno dalla Virginia a Rio de Janeiro. Fu un successo! Da quel giorno la notizia si propagò a Baltimora, New York e Boston, e non ci fu armatore che non volesse possedere immediatamente le carte scritte dal tenente. Matthew Fontaine Maury, uscì finalmente dallo scantinato e divenne promotore della prima conferenza angloamericana per lo scambio dei dati meteorologici a livello internazionale. L’incontro del 1853 a Bruxelles fu il primo di una serie che nel 1873 diede origine all’Organizzazione Meteorologica Internazionale, divenuta nel 1950 Organizzazione Meteorologica Mondiale, emanazione dell’Onu.
Il grande capitano del veliero Gertrude disse di lui: “Finchè non ho visto il suo lavoro, ho attraversato l’oceano a occhi chiusi”.
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