– Il noto e l’ignoto
– A cosa serve una guida turistica oggi?
– A cosa serviva la guida di viaggio in passato?
– Taccuini di viaggio
– Manuali di viaggio
– Improbabili situazioni per il viaggiatore odierno
– Come erano fatte le Guide di viaggio
– Consigli per la salute e non solo
– Dizionari di conversazione
– Biblioteche in miniatura
– Itinerario delle poste per diverse parti del mondo
– Una grande eredità
“Viaggiare serve a strofinare il proprio cervello contro quello degli altri”.
Michel de Montaigne
Il noto e l’ignoto
Un’ espressione quella usata dall’eminente Montaigne, decisamente bizzarra, ma incisiva per definire il viaggio come il bisogno di confronto tra il noto e l’ignoto. Oggi che d’ignoto rimane ben poco, la curiosità di chi sta per intraprendere un viaggio è la stessa di un tempo. La voglia di sapere tutto sulla futura meta ha un ruolo determinante anche nel ventunesimo secolo tanto che il viaggiatore non può resistere all’acquisto di una guida che lo accompagnerà durante il viaggio.
A cosa serve una Guida turistica oggi?
Probabilmente non serve più e presto assisteremo ad un cambiamento significativo del suo ruolo e soprattutto dei contenuti.(Si evidenzia inoltre il fenomeno emergente dei diari interattivi, i cosidetti blogs che ci informamo in tempo reale di quanto accade in qualsiasi zona del mondo, per esempio quale albergo è più economico, il ristorante citato da una vecchia guida che risulta non esistere più, ecc…).Trovare un albergo, un ristorante, sapere cosa indossare in Cina piuttosto che al Polo Nord, rappresentano ormai nozioni alla portata di tutti. L’informazione è piu’ capillare e facilmente reperibile. Periodici, riviste specializzate ed internet offrono notizie in tempo reale e il fattore tempo oggi è una condizione imperante. Se in passato un viaggio poteva durare mesi per non dire anni, oggi tutto si svolge in pochi giorni, una settimana per lo più. Se in passato non si conoscevano le strade e non esistevano i mezzi per raggiungere una destinazione, oggi è possibile atterrare su uno sperduto atollo delle Isole Sopravento affittando un charter.Costi e fattore tempo rappresentano lo standard medio di una società frenetica, tutto è ridotto ai minimi termini e la scelta di un viaggio sovente induce a preferirne uno organizzato. In definitiva si predilige la soluzione “qualcuno pensa a tutto mentre io penso solo a divertirmi”. Svanisce l’importanza dei dettagli logistici e manca il tempo per capire dove stiamo andando e qual è la storia del popolo che ci ospiterà. Soprattutto manca il gusto della distanza, dell’avvicinamento alla meta; non è più importante viaggiare, ma arrivare. Alcuni viaggiatori del passato inorridirebbero all’idea, ma purtroppo si tratta di una realtà evidente oggi.La guida di viaggio forse diverrà sempre più uno strumento da consultare dopo, non più durante. Il supporto ideale per l’approfondimento della storia di un luogo, ma soprattutto della cultura dei popoli. Servirà ad assimilare l’esperienza del viaggio, per fissare nella memoria i luoghi e i ricordi impressi nella memoria troppo velocemente, utile a filtrare gli aspetti folkloristici ad uso turistico e distinguerne la veridicità. Perché viaggiare vorrà sempre dire confrontarsi, scoprire cose nuove, “strofinarsi il cervello contro quello degli altri“, appunto come diceva Michel de Montaigne.
A cosa serviva la Guida di viaggio in passato?
La guida intesa come libro di consigli pratici, è nata in epoca lontana. Nel Cinquecento esisteva già il Manuale dei Pellegrini, un testo che riportava alcuni consigli ad uso dei viaggiatori in cammino verso le mete consacrate dalla religione. Come vestirsi durante il pellegrinaggio, dove alloggiare, stratagemmi per la salvaguardia della salute in viaggio, come difendersi dai briganti.
Taccuini di viaggio
L’origine della Guida Turistica risale ai “taccuini di viaggio”. Un tempo era molto importante trascrivere la scansione giornaliera degli eventi. L’autore narrava la personale visione del mondo, quindi la testimonianza emotiva. Egli riportava su un piccolo taccuino appunto, minuziosi dettagli: dove aveva dormito, cosa aveva mangiato, quanto aveva speso per l’affitto di cavalli e per la locanda, come aveva raggiunto un luogo piuttosto che un altro. Osservazioni utili al viaggiatore stesso poiché contribuivano all’ “autovigilanza fisica” in un contesto ignoto.
Manuali di viaggio
Inoltre, la testimonianza scritta rappresentava la prova, l’autenticità del viaggio: il tal dei tali era proprio stato lì, aveva visto quello, aveva fatto quella cosa. Col tempo i taccuini diventarono un documento prezioso per i viaggiatori successivi, i quali misero a frutto le esperienze dei loro predecessori. I racconti persero l’ossessiva cronologia giornaliera e il pathos emotivo della narrazione, ereditato poi dal diario di viaggio. L’attenzione era sempre più incentrata sulle istruzioni e i consigli di viaggio. Nascono così i Manuali di viaggio che si diversificano per i vari argomenti trattati come “Istruzioni di viaggi per terra e per mare”, ” Incidenti di viaggio”, “Consigli pratici”, ecc…un vero viaggiatore non poteva farne a meno.
Improbabili situazioni per il viaggiatore odierno
Come i consigli riportati nel divertente e prezioso “L’Arte di Viaggiare”, scritto da Francis Galton nel 1872. Per esempio vi è un capitolo intitolato “Come trovare il miele”:
Si consiglia di catturare un numero consistente di api, quindi di cospargerle con la farina. Nel momento in cui verranno liberate, sarà piu’ facile inseguirle fino all’arnia e fare man bassa di miele.
Un altro espediente riportato nel manuale, si basa sull’esperienza di due esploratori inglesi che durante un viaggio in Cina usarono come mezzo di trasporto gli asini. I due inglesi in questione erano tormentati dal continuo ragliare notturno delle bestie che impediva loro di dormire. Fecero allora appello ai mulattieri che suggerirono un metodo abituale in Cina.
Legare un grosso sasso alla coda dell’animale. Apparentemente ogni volta che l’asino stava per ragliare, sollevava la coda. Se questa era trattenuta a terra da un peso, l’asino non riusciva ad emettere alcun suono!
Come erano fatte le Guide di viaggio
Nel 1700-1800 la guida aveva taglio e misure piccolissime, detto “in sedicesimi”. Praticamente stava in un palmo di mano, così poteva essere riposta facilmente nelle tasche di giacche e pantaloni o ben riposte all’interno delle tasche delle carrozze. Un minuscolo testo ben custodito data la rarità, si trova presso la Biblioteca Civica di Torino, ha per titolo “Del Viaggio, ossia istruzioni a’ viaggiatori”. Leggerla è uno spasso. All’articolo IV per esempio, si consiglia di
“non mostrare durante il viaggio troppa diffidenza nei confronti degli sconosciuti, ma neanche di scoprirsi troppo con loro, stando ben attenti a parlare del proprio paese di provenienza, della famiglia o degli affari”.
Oggi purtroppo è una prassi comune, ma all’epoca certe malizie si dovevano insegnare! Sempre nello stesso testo vi sono suggerimenti degni da manuale delle giovani marmotte, senza irriverenza per l’autore. Per esempio:
” è cosa prudenziale aver del lume nella camera durante la notte nelle osterie, eccovi la maniera di far durare una candela per lo meno il doppio del tempo, che dovrebbe naturalmente durare. Allorché la medesima è accesa si metterà all’intorno del moccolo alquanto di sale ben fino colla punta del coltello; si formerà un cono che discenderà a misura che la candela si consumerà, il che la farà durare piu’ del doppio del tempo”
Ad un altro capitolo è dedicato l’espediente per cancellare i segni del sole sulla pelle dei viaggiatori a cavallo, vi è scritto:
“al ritorno d’un viaggio, per far svanire il colore, che viaggiando s’acquista, si dovrà durante qualche giorno, nell’andare a letto, lavare la faccia con acqua, in cui si sarà messo un poco d’aceto”
Consigli per la salute e non solo
Tra i vari consigli pratici riportati sulle Istruzioni ad uso dei viaggiatori si scopre che in caso di emorragia dal naso si consiglia di “ridurre in poltiglia alcune ortiche e dopo aver ottenuto due palline, metterne ognuna per narice, l’effetto sarà immediato“. Si usavano anche i cataplasmi, in Piemonte conosciuti come “papin”, ovvero degli impacchi caldi, a base di cenere utili in caso di slogature. Ed infine vi è una parte della guida interamente dedicata al metodo di calcolo per conoscere esattamente quando ci sarà la luna piena, cioè in quali notti la strada sarà più illuminata e quindi più facile da percorrere o viceversa per viaggiare inosservati. Il calcolo è machiavellico, bisognerebbe provare!Dizionari di conversazione
Non meno importanti durante un viaggio erano i dizionari di conversazione sul “cui realismo nell’insegnamento ci sarebbe molto da dire”. (Antoni Maczac). Vari erano i metodi utilizzati, per esempio il Berlitz dava più importanza alla costruzione grammaticale di una frase, piuttosto che al senso, altri invece erano più attenti ai vocaboli. I dizionari venivano pubblicati contemporaneamente in più lingue, e sovente gli esempi di conversazione utilizzati davano origine a dialoghi incredibilmente strampalati. Ecco un esempio di conversazione da manuale del Seicento tra un viaggiatore e l’oste della locanda: – Andrei a dormire. Andiamo! Mostrami il cesso
– Si trova presso la sua stanza signore. Prego annusar
– Oh, come puzza! Senti?
– Supera i gigli col suo profumo
– Andiamocene di qua, sporcaccione! Il seguente testo di conversazione si svolge fra un viaggiatore e il bed yellow, che era il compagno di letto, quasi sempre uno perfetto sconosciuto, nelle locande del XVII secolo:
– Dormiamo assieme?
– Adoro dormire da solo
– Voi signore siete un cattivo compagno a letto
– Lei non fa altro che dar calci
– Sta tirando tutta la coperta
– Sono completamente privo di coperta
– Voi signore avete il mio cuscino
Nel bagaglio dei viaggiatori in carrozza del ‘700-‘800, non mancavano le guide e i manuali di viaggio e tanto meno colori e acquerelli, cartelle di fogli da disegno e quaderni per redigere il proprio diario. Alcuni viaggiatori disponevano di necessaire provvisti di un cassettino con l’occorrente per scrivere. Riguardo alle letture poi, nulla era lasciato al caso, le carrozze più lussuose erano addirittura dotate di biblioteche in miniatura, come quella di Lady Blessington o di William Beckford. Col tempo l’uso di biblioteche in miniatura si farà più comune, ma le prime erano esemplari di grande pregio artigianale: piccole scatole di ebano intarsiato con riposti all’interno su minuscoli ripiani, volumetti in sedicesimi, rilegati in pelle. La dimensione dei libri permetteva al viaggiatore di proseguire la lettura anche durante le passeggiate, poiché gli abiti disponevano di ampie tasche.
Itinerario delle poste per diverse parti del mondo
Parigi fu la prima città dove venne istituito un servizio permanente di nolo di carrozze e, successivamente, ci fu il pionieristico tentativo di organizzare il primo servizio di omnibus, progettato nel 1662. Dalla seconda metà del secolo si diffusero pertanto i Manualetti Pratici in formato tascabile ad uso del viaggiatore, anticipati dall’ “Itinerario delle poste per diverse parti del mondo”, datato 1563. I manuali riportavano i collegamenti stradali, italiani ed europei, gli itinerari dotati di fermate di posta e le fiere più importanti.
Una grande eredità
Poi vennero le Guide turistiche geografiche, le guide Baedecker, gli atlanti stradali, ma questa è storia risaputa. Taccuini, Epistolari, Manuali, Diari, di epoche lontane rappresentano una grande eredità: la letteratura di viaggio. Grazie alla pazienza e meticolosità di quei viaggiatori che riportavano dettagli inediti e anche apparentemente privi d’importanza al momento, ora è possibile ricostruire il loro modo di viaggiare. E possiamo sognare. Ma per scrivere un diario di viaggio occorre molto tempo…