Il pemmican rappresentava il principale alimento delle spedizioni artiche; il suo gusto viene definito nei diari di viaggi nei più vari modi. Il pemmican era formato per cinque noni da carne secca tritata e per il restante da grasso fuso. Le due sostanze venivano impastate calde e messe in un sacco di pelle sistemato poi sul dorso del cavallo. Una volta indurito si conservava a lungo, manteneva un elevato valore proteico e si poteva utilizzare comodamente tagliandolo a pezzi con l’accetta.
Il luogotenente Cresswell, il primo ufficiale a percorrere nel 1853 il passaggio a Nord ovest così descrive il suo viaggio:
“Nella regione artica si deve fare affidamento esclusivamente sulle proprie risorse personali. L’ambiente offre soltanto neve per l’acqua nessun prodotto locale, niente legna o carbone per il fuoco….Si viaggia per una decina di ore, preferibilmente di notte, per evitare il riverbero del sole sulla neve. Montato il campo, si accende il fornello e si sistema il bollitore, nel quale far sciogliere la neve. La cena consiste in un pezzo di pemmican e un bicchiere d’acqua”
La ricetta…
Ed ecco la ricetta tratta da un diario di viaggio: si deve usare del girello di manzo, dal quale sono state eliminate le parti grasse e membranose. Lo si taglia a fettine sottili, lo si mette dentro a un essicatoio da luppoli, sopra ad un fuoco di quercia. Quando le strisce di carne sono secche e friabili, le si trita in una macina fino a farle diventare farina. Questa deve essere impastata con sugna o lardo. E’ facoltativo aggiungere dell’uva sultanina di Zante.