Larvik, Norvegia 1914
Colla Micheri, Laigueglia (IM) 2002
Thor Heyerdahl amava la natura e il suo lavoro. Appena conseguita la laurea in zoologia presso l’Università di Oslo, andò in Polinesia per applicare sul campo gli studi. Si specializzò poi in geografia, archeologia e biologia. Durante l’anno trascorso fra i Polinesiani fece approfondite ricerche sugli animali e sulle piante che popolavano la regione geografica situata nell’ Oceano Pacifico. Tahiti, Bora Bora, Papeete, isole il cui nome suggestivo evocano nell’immaginario comune un mondo dove la natura è perfetta. Fu proprio in Polinesia che Heyerdahl conobbe un vecchio che gli raccontò che i suoi antenati provenivano da Oriente e che erano approdati in Polinesia dopo una lunga navigazione. Assieme a loro c’era anche il re-divinità Inca Tiki.
Heyerdahl ripensò alle parole del vecchio a lungo; l’idea che i polinesiani provenissero dal sud America era impensabile, ma mettendo assieme alcuni dati la cosa non sembrò più una semplice teoria. Egli sapeva per esempio, che il cosidetto gene del gruppo B è una dominante ereditaria presente nelle popolazioni che si trovavano più a occidente, mentre lo stesso gene era del tutto assente sia nei polinesiani come negli americani. La leggenda isolana gli si rivelò come la credibile spiegazione della migrazione delle popolazioni sudamericane. Durante le sue ricerche erano inoltre state rinvenute una serie di piante tipicamente originarie del Sud America e “quelle piante appartenevano a specie che non potevano aver viaggiato o essere state trasportate dal vento via mare”. Nacque la spedizione KonTiki: traversare oltre ottomila chilometri di mare, dal Perù alla Polinesia a bordo di una zattera…
Heyerdahl infranse quello che egli stesso definì il “dogma” della scienza, le regole. Kon Tiki significò un sofferto percorso umano, uno sforzo fisico, con uno scopo scientifico, politico e storico di enorme portata che si scontrò contro l’unanime opinione che definì la spedizione “assurda”. Nonostante le evidenti prove, gli ambienti accademici, i circoli scientifici, gli specialisti di diversi rami, rifiutarono categoricamente l’idea. Molti asserirono che si trattò solo di fortuite circostanze la riuscita felice dell’impresa. Ma Thor Heyerdahl ebbe il coraggio di provare.
Ciò che nessuno voleva credere, era nella realtà sotto gli occhi di tutti, ma gli antropologi non volevano accettare l’idea che “l’aliseo e la corrente Humboldt procedevano come un nastro trasportatore dal Peru’ alla Polinesia, e avevano portato con sé i primi uomini e con loro il loro fidato amico, il cane e una serie di piante sudamericane”.
Thor Heyerdahl ebbe un atteggiamento risoluto nell’affrontare la spedizione Kon Tiki, l’ostacolo non era rappresentato da quegli ottomila chilometri di Oceano Pacifico a bordo di una zattera in balsa, bensì dalla “Missing link”. Abbattere cioè “quella barriera accademica fra quelli che si occupavano di animali e piante e quelli che trattavano di uomini, preistorici o contemporanei che fossero”.
La spedizione KonTiki ebbe un felice risultato, oltre ogni aspettativa e, durante la stesura del racconto sulla traversata, a riprova delle ostilità subite, l’esploratore commentò:
“L’opposizione da parte di molti scienziati si fece poi ancora più accanita nel momento in cui approdammo sani e salvi dall’altra parte”.
Fu fermo e inappellabile il suo giudizio finale nei confronti dell’ambiente scientifico e della stampa di settore che gli si scagliarono contro con parole sciocche e per lo più basate sull’ignoranza: chi usava demolire la sua teoria, “nulla intendeva, né di zattere, né di correnti”, né voleva ammettere la possibilità di trovare un punto d’incontro tra le differenti discipline scientifiche, i cui eminenti rappresentanti esercitavano un potere ed un’influenza unilaterale e inappellabile, il dogma scientifico appunto.
”Imparai presto a rispettare gli specialisti, ma a diffidare delle autorità. Perché chi è un’autorità in un campo specifico, è ancora più ignorante al di fuori di quel campo”.
Parole dure, espresse dopo anni di accanimento nei confronti di un uomo che non cercava il successo, la fama, i soldi, ma che amava i suoi studi e soprattutto la vita, a tal punto che prima di decidere di costruire la Kon Tiki, alla quale seguirono la nave di papiro Ra I e la Ra II, e il Tigris, volle essere sicuro che la sua vita e quella dei compagni non sarebbe stata messa in pericolo. E così avvenne.
Caddero molti “dogmi”: l’isola di Pasqua, le Galapagos, l’Oceano Indiano, l’Oceano Atlantico. Fu solo nel 1961, a Honolulu presso la sede del X° Congresso Scientifico sul Pacifico, che alla presenza di tremila esperti in tutti i rami scientifici, gli archeologi “accettarono la risoluzione che indicava come il Sud America e l’Asia Orientale erano le due zone di provenienza più importanti dei popoli e delle civiltà delle isole del Pacifico”.
La risoluzione venne accettata all’unanimità.
Thor Heyerdahl, definito l’ultimo esploratore del XXI secolo, è morto nell’aprile del 2002, da tempo viveva in Italia.
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“…Dopo il successo del Kon-Tiki venne in Liguria alla ricerca di un luogo dove insediarsi. Lo conobbi a Colla Micheri sulla collina che divide Laigueglia da Andora, alla radice di Capo Mele. Viveva sotto una tenda canadese. Mi disse che il posto gli piaceva perché da una parte si vedevano le Alpi Marittime dall’altra c’era il mare. – Un pò come la mia Norvegia-…”
Mario Fazio, La Repubblica 19.04.’02“…Incurante dell’età, annunciava di prepararsi ad andare alla ricerca di Asgaard, la mitica residenza del Re dei Vichinghi seppellita, secondo lui, ad Azov, a nord del Mar Nero. Ma questa volta la sua idea è rimasta un sogno…”
Giovanni Caparra, La Stampa 19.04.’02