Il mezzo di trasporto che fu causa dei più tragici incidenti della storia delle esplorazioni e non solo, fu proprio il dirigibile. Sciagure di proporzioni catastrofiche portarono alla distruzione di 12 grossi dirigibili negli anni tra il 1919 e il 1937 e determinarono il declino di questo aeromobile. Basta ricordare l’esplosione (35 vittime) dell’Hindenburg (Lakehurst, U.S.A., 6 maggio 1937) durante l’attracco al pilone dopo un volo transatlantico, probabilmente provocata da una fuga d’idrogeno e da fenomeni di elettricità statica.
Ma un’altra terribile impresa fallita tragicamente fu quella del dirigibile Italia guidato da Umberto Nobile e schiantato sulla banchisa polare dopo aver raggiunto il Polo Nord, primato per altro già conquistato a bordo del dirigibile Norge il 12 maggio del 1926.
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Dopo il felice esito della prima impresa, Nobile organizzò nel 1928 una seconda spedizione che vide impegnati uomini e risorse nella costruzione e progettazione del dirigibile Italia. Alla spedizione parteciparono 13 uomini, 3 scienziati e al seguito c’erano anche 2 giornalisti. Il dirigibile Italia partì nell’aprile del 1928 e dopo aver effettuato diversi sorvoli sulle regioni polari, raggiunse il Polo Nord, era il 23 maggio dello stesso anno. Il viaggio era stato perfetto, fino a quando, durante le manovre d’atterraggio per compiere dei rilevamenti, una violenta tempesta impedisce la discesa del dirigibile che viene trascinato fuori rotta. Ormai ingovernabile, l’Italia procede in balia di se stesso nella bufera e finirà per schiantarsi contro la banchisa. Una parte dell’equipaggio viene scaraventata sul pack, assieme ad una parte delle attrezzature scientifiche, mentre per gli altri uomini non ci sarà più niente da fare. Rimasti a bordo del dirigibile ormai distrutto e lacerato, vengono trasportati nel vento e finiranno col perdere la vita.
Tra i superstiti alla tragica collisione vi è anche Umberto Nobile. Tra le attrezzatture rovesciate rovinosamente sul ghiaccio, verranno ritrovate una tenda, una radio, alcune provviste di cibo, qualche attrezzo. Gli uomini non hanno scelta, messa in funzione la radio, trovano riparo nella tenda che viene montata con grande sforzo e che a causa della rigida temperatura li costringe a giacere, uno accanto all’altro nel tentativo di riscaldarsi. Dopo vari tentativi durati giorni, la radio viene miracolosamente messa in funzione e il messaggio di aiuto viene udito. Molti paesi del nord Europa si organizzano e vengono allestite diverse missioni di soccorso, ma i giorni trascorrono, il freddo si fa sempre più intenso e le provviste scarseggiano. Tra i superstiti vi sono anche dei feriti. Nell’attesa che i soccorsi arrivino, il problema più urgente da affrontare è di rendere visibile la tenda, che sul pack avvolto da continue bufere di neve è praticamente invisibile. E’ così che i sopravvissuti recuperano tra il materiale caduto dal dirigibile della vernice rossa, probabilmente anilina, e con quella dipingono la tenda di rosso. Il tragico destino di Umberto Nobile e dei suoi compagni si concluse con l’arrivo del rompighiaccio russo Krassing dopo ben 48 giorni di agonia.
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Nella spedizione del dirigibile Italia persero la vita molti uomini, ma anche uno tra i più validi esploratori del secolo, Roald Amundsen, che faceva parte di una delle squadre di soccorso. Sull’ incidente del dirigibile Italia è stato prodotto un celebre film, “La tenda rossa”, la fedele trasposizione dell’accaduto rappresenta un eccezionale documento storico, soprattutto per le incognite derivanti dalla causa che determinò il terribile impatto con la banchisa di ghiaccio. Umberto Nobile e parte del suo equipaggio sopravvisero, ma i restanti componenti perirono e non vennero mai più ritrovati. L’accaduto ebbe ripercussioni politiche, Umberto Nobile fu giudicato duramente dall’opinione pubblica, e solo col tempo fu possibile la ricostruzione di quanto realmente accadde e soprattutto col senno di poi capire le reali responsabilità di Nobile in quella difficile situazione.
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