La scoperta dei limiti geografici del mondo e successivamente la conquista di territori e poi l’assoggettamento dei popoli da parte di stati più potenti, è un fenomeno che ha antiche radici nella storia. Il colonialismo, considerato nell’ambito delle grandi esplorazioni e scoperte geografiche, nasce nel XV secolo e ha come punto di partenza le grandi imprese di navigazione degli europei. Se la tendenza espansionistica e dominatrice dell’Europa determina e sancisce la modalità del fenomeno, con la rivoluzione industriale emergono, tra il XIX e il XX secolo, altre potenze extraeuropee: gli Stati Uniti d’America e il Giappone. Il Colonialismo ha come obiettivo tutto il mondo e al principio si concentra verso le Americhe, il sub-continente indiano, l’Indonesia e la costa occidentale dell’Africa.
Il predominio europeo basato sulla superiorità tecnica e scientifica si è manifestato a scapito della violenza verso le popolazioni delle terre colonizzate. Gli stili di vita degli indigeni hanno subito radicali mutamenti e le culture locali spesso sono state sradicate e azzerate. Intere popolazioni sono state sterminate e decimate dalle malattie (sovente importate dai coloni stessi che per questioni ambientali e fisiologiche, si sono trasformati in involontari “portatori” di malattie sconosciute in molte terre).
I primi colonizzatori dell’età moderna provenivano dal regno del Portogallo, i navigatori ed esploratori stanziarono le prime colonie lungo le coste dell’Africa occidentale. La scoperta del continente americano (1492) segna una data fondamentale nella fase di espansione. Successivamente, con il trattato di Tordesillas (1494), il regno di Spagna e il regno di Portogallo si spartiscono l’Oceano Atlantico in zone d’influenza. La colonizzazione portoghese e particolarmente quella spagnola, sfruttano i territori depredando le risorse delle terre conquistate, a differenza dei Paesi Bassi, Francia e Inghilterra, che orientano la propria attività nel commercio mercantile.
Durante la prima fase della colonizzazione moderna un ruolo strategico e di massima importanza è rappresentato dalle compagnie coloniali. Conseguenza, in un certo senso, del colonialismo fu la rivoluzione industriale che nasce proprio grazie alle risorse che le attività coloniali producono. Le maggiori potenze europee fautrici della seconda fase del colonialismo, sono Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda, Belgio che con la lotta per il possesso e il controllo dei territori non ancora sotto pieno dominio coloniale, stabiliscono nuove regole nell’organizzazione sociale, politica, ecomica dello scenario europeo.
Il colonialismo si è espresso in vari modi, dando vita a diversi scenari politici e soggetti giuridici, attraverso la costituzione delle colonie, dei protettorati, degli stati protetti, dei mandati ed delle amminstrazioni fiduciarie.
Con la fine della seconda guerra mondiale inizia la fase della lotta anticoloniale. Nel 1955, data della conferenza di Bandung, il panorama internazionale cambia: nasce un nuovo polo internazionale, i paesi non allineati, che si contrappone allo stato sovietico a agli Stati Uniti d’America.
Alcuni eventi di massima importanza storica, contribuiscono successivamente, a stravolgere la scena internazionale, (crisi dei paesi non allineati, Cuba, guerra del Vietnam, guerra in Afganistan del 1979-1988, disgregazione del blocco sovietico, caduta del muro di Berlino, ecc…), al colonialismo subentra una predominante influenza di tipo economico, con forme di controllo e di sfruttamento del sud del mondo, legate ai molteplici aspetti della globalizzazione.