Quando al Concilio di Clermont nell’anno 1095 , Papa Urbano II annunciò la I° Crociata, il viaggio pellegrinaggio cessò gli scopi filosofico religiosi e si tramutò in turismo militare.
Le crociate rappresentarono una strana combinazione di vecchie forme del viaggio, un pellegrinaggio in armi che da un lato glorificava il mestiere militare e, dall’altro, univa scopi a sfondo religioso. Le tipologie di viaggi e viaggiatori cambiano in continuazione nel tempo e si trasformano in varie forme, a volte nuove, a volte già viste. Il viaggio diventa da spostamento solitario ed individuale a viaggio organizzato, mirato però alla scoperta del testo sacro piuttosto che di un luogo particolare o per il perseguimento di uno scopo, come nel caso delle Crociate.
La diffusione dei viaggi alla ricerca del libro completo, del trsto sacro, del simbolo religioso, non è un fenomeno solo occidentale: ma piuttosto un fenomeno associato alla fondazione e propagazione delle religioni a carattere mondiale e cioè Cristianesimo, Islamismo e Buddismo.
Il viaggio era un viaggio alla ricerca della verità conseguente, almeno in occidente, anche al risultato delle invasioni barbariche: ricostruire la dispersione e distruzione dei testi era il pane dei dotti. Questo tipo di viaggi generò anche una figura corrispondente e cioè lo studioso itinerante.
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Ma come si spostavano nel periodo medievale crociati, soldati, servitù, studiosi, nobili, corti o commercianti?
A parte il mezzo di trasporto che molto spesso era semplicemente il camminare a piedi, vi è da considerare che le strade erano poche e maltenute e soprattutto non era facilissimo trovare un luogo in cui rifocillarsi o dormire: le locande.
Locande e bettole sono affollate di questi primi viaggiatori che spesso hanno uno scopo di viaggio più professionale che turistico naturalmente e col tempo rappresentano un ricovero di fortuna assai più pratico rispetto all’allestimento dei campi. E dai resoconti di questi viaggiatori si scoprono commenti e pregiudizi che ancora, anche se con mezzi di comunicazione e diffusione dell’informazione non paragonabili, ci circondano: il rapporto tra il costo e la qualità del servizio offerto nelle locande, la qualità della cucine, la pulizia del bagno e la comodità del letto. Altri elementi sono storicamente superati come la capacità di accudire i cavalli o la fornitura della legna per il riscaldamento. Già allora naturalmente il servizio era legato alla terra e alla sua cultura; così le locande francesi erano diverse da quelle tedesche e quest’ultime da quelle italiane. Ma in fondo il viaggiatore, allora come oggi, descrive proprio la diversità, la scoperta di nuove usanze. E sulle locande c’è molto da raccontare e scoprire.
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L’illustre Michel de Montaigne scriveva:
“Quando sono stato fuori di Francia, e, per farmi cortesia, mi si è domandato se volevo essere servito alla francese, me ne sono fatto beffa e sono sempre corso alle tavole più affollate di stranieri……io viaggio sazio dei nostri costumi, non per cercare Guasconi in Sicilia…”
Per quanto riguarda la vita in locanda, sommando le varie informazioni che derivano dalle notizie che sono in qualche modo giunte a noi attraverso diari di viaggio o quant’altro, si può presumere che tendenzialmente in Europa una locanda di buon livello avesse le stanze chiuse a chiave; l’interno della stanza come arredamento era naturalmente modesto e limitato allo stretto necessario e cioè il letto e, laddove era compreso, il bagno o un semplice vaso.
Dopo molte ore di viaggio in condizioni difficili, l’arrivo in locanda consentiva un lauto pasto spesso accompagnato da abbondanti bevute e una serata davanti al camino, elemento indispensabile nei paesi freddi. I servizi da tavola poi differivano come le cucine da paese a paese e ovviamente da locanda a locanda: nelle locande povere dei villaggi si usavano stoviglie di legno mentre la norma delle locande di miglior livello prevedeva quelle di peltro.
In generale nelle grandi città il cibo era quasi sempre presente, ma non mancavano casi in cui non c’erano generi alimentari o il pane, così come poteva mancare il fieno per gli animali e se pensiamo che il cavallo era il mezzo di trasporto per eccellenza, questa mancanza costituiva un serio problema. D’altronde è pur vero che non tutti i viaggiatori sostavano presso le locande, spesso considerate di scarso livello e quindi adottate da una certa categoria di viaggiatori. I più ricchi non di rado venivano ospitati nei castelli e chi proprio non poteva permettersi nessun lusso dormiva sotto una qualsiasi tettoia o ancor più facilmente nella campagna sotto le stelle, c on tutti i pericoli che ne conseguivano. Basti pensare che nel Medioevo le città chiudevano le porte durante la notte e nelle strade o in campagna non era certo sicuro transitare.
Ma quante erano le locande al principio? E’ difficile recuperare dei dati omogenei per cui possiamo fornire un dato di esempio su Roma che dispone di molte fonti: sono stati raccolti dati che certificano 247 locande esistenti tra il 1300 e il 1600.